Roba da medioevo l’accusa agli Ebrei di diffondere epidemie? Si direbbe di no, considerando la canea che si sta scatenando contro alcune comunità ebraiche ortodosse di New York “colpevoli” di non far vaccinare i propri piccoli contro il morbillo Circostanza che ha spinto lo Stato di New York ad abolire tutte le esenzioni dalle vaccinazioni concesse per motivi religiosi e il Consiglio rabbinico americano a esortare i genitori a vaccinare i loro figli.
La notizia non meriterebbe particolare attenzione se non fosse che il vero obiettivo di questa terroristica campagna che impazza negli USA contro il “pericolo morbillo” (simile a quella condotta in Italia a suon di bufale e articoli come questo) è concentrata contro la comunità ebrea ortodossa Haredim tra i quali spicca il Consiglio rabbinico Edah HaChareidis e i Neturei Karta dichiaratamente antisionisti e fortemente determinati nel difendere il diritto dei Palestinesi a vivere nella loro terra.
In Israele, e tra “l’intellighenzia di sinistra” c’è grande allarme per la dinamica che può determinare la crociata pro-vax a New York, soprattutto alla luce di quello che ha dichiarato al New York Times il rabbino Moishe Kahan: “i vaccini non sono kosher, non seguono, cioè, le regole alimentari contenute nelle scritture sacre ebraiche contenendo DNA di scimmia, topi e maiali, e siero fetale bovino”. La condanna delle posizioni “no-vax” di Kahan, sui media main stream, è stata generale; eppure andrebbe detto che se non ci si basa sui precetti religiosi, su cos’altro si potrebbe basare l’”identità ebraica” in nome della quale si giustifica l’importazione di “Ebrei” in Israele e la conseguente pulizia etnica della Palestina?
Francesco Santoianni